Quando anche gli anziani scappano all'estero



Passano gli anni, cambiano i colori politici, cambiano le promesse, ma resta l’amaro in bocca, la delusione nel constatare che il numero degli italiani che emigrano all’estero in cerca di lavoro è in continuo aumento. Così come è in aumento il numero degli italiani che vivono in condizione di povertà assoluta.

Secondo i dati AIRE, l’Anagrafe degli Italiani residenti all’Estero, all’inizio del 2018, i cittadini italiani registrati erano più di 5,1 milioni. E il 21% dei connazionali ha lasciato l’Italia negli ultimi 5 anni.  

Nel 2017 hanno lasciato l'Italia quasi 130mila persone, il 2,7% in più rispetto al 2016, il 14% rispetto a 5 anni fa. 

Non sono solo i giovani sotto i 35 anni ad emigrare. Non è una questione che riguarda solo chi non riesce a costruirsi un futuro nel proprio paese di origine. Nonostante questa categoria costituisca poco meno di un terzo, l'incremento  maggiore è rappresentato da cittadini italiani di età compresa tra i 50 e i 74 anni. 

Non emigrando quindi solo i “cervelli in fuga”, ma anche italiani di mezza età. Molti dei quali seguono figli e nipoti, emigrati prima di loro. 

Famiglie che smettono di essere sgretolate e che scelgono di riunirsi in un paese lontano da quelle in cui sono nate. Scelgono di guardare altrove e contribuiscono alla lenta e silenziosa processione di italiani con le valigie piene di rabbia e di speranza. 

Del resto, gli ultimi dati sulla povertà in Italia, diffusi nella Giornata mondiale di lotta contro la povertà dalla Caritas Italiana col suo rapporto 2018 “Povertà in attesa”, dice che l’Italia ha oltre 5 milioni di poveri “assoluti”, quelli cioè che non riescono a raggiungere uno standard di vita dignitoso. Un numero in aumento, cresciuto in un solo anno – tra il 2016 e il 2017 – di 358mila unità, ma che dagli anni pre-crisi a oggi è aumentato del 182%
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di Salvatore Bufanio 










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22.11.18
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